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Ogni mese Secondo Welfare cura un’inchiesta per Buone Notizie del Corriere della Sera, in cui si approfondiscono i principali cambiamenti sociali in atto in Italia e le loro conseguenze sul sistema di welfare. Nel numero dell’8 marzo 2022 ci siamo occupati dell’analisi del “bando borghi”, destinato alla al ripopolamento dei piccoli borghi italiani. Di seguito, Paolo Riva riassume i contenuti del bando, offrendo uno sguardo sulle opportunità che esso rappresenta per i piccoli Comuni; qui invece Lorenzo Bandera propone una riflessione sull’occasione che il PNRR offre al nostro Paese e per ridisegnarsi, a condizione di mettere a sistema competenze specifiche e coinvolgere gli stakeholder interessati.

«Nei borghi italiani vedo una mobilitazione positiva: tante idee, ma anche tante iniziative concrete», dice Giuseppe Roma, vicepresidente del Touring club italiano. È dal 1998 che l’associazione lavora con i piccoli borghi eccellenti del nostro entroterra con l’iniziativa Bandiere arancioni e oggi il suo vicepresidente vede «grandi potenzialità di sviluppo dal basso» per questi luoghi. Sulla carta, anche grazie ai fondi del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza.

I borghi in gara sui fondi

Lo scorso dicembre è stato presentato il cosiddetto bando borghi, che entro il 2026 finanzierà un miliardo di euro di progetti in 250 comuni con al massimo 5mila abitanti.

Queste «risorse molto importanti», ha spiegato il Ministro della cultura Dario Franceschini, servono «per vincere la sfida del ripopolamento». Ampie zone dell’Italia, infatti, negli ultimi decenni si sono spopolate. Aree interne, rurali o montuose, centri piccoli e piccolissimi, che ormai sono vissuti da poche persone, spesso anziane. Secondo l’Istat, solo nei 307 comuni che fanno parte dell’associazione I borghi più belli d’Italia, tra 1951 e 2019, si sono persi 185mila abitanti.

Il bando borghi vorrebbe combattere questo fenomeno attraverso interventi di rigenerazione culturale, sociale ed economica. «Il bando è un investimento imponente per territori che non hanno mai avuto queste risorse a disposizione», spiega Vincenzo Santoro, responsabile cultura e turismo dell’Anci. Se l’ammontare dei fondi è sicuramente positivo, il modo in cui vengono distribuiti è stato molto criticato.

I contenuti del bando

Il bando è diviso in due linee. La linea A finanzia ventuno progetti pilota in altrettanti borghi, uno per ciascuna regione e provincia autonoma, con 420 milioni di euro: 20 a borgo. La linea B destina i restanti 580 milioni a una platea più ampia di 229 comuni, sostenendo anche le imprese locali.

Il Touring, insieme a Legambiente e altre organizzazioni, ha chiesto al Ministero «in virtù dei malumori e delle proteste che pervengono dai territori» di «provvedere al ritiro del bando della linea A facendo confluire i fondi interamente sulla linea B». Anche l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani ha parlato di «impostazione poco efficace» mentre alcuni sindaci hanno definito «una lotteria» il processo di scelta della linea A, gestito in maniera autonoma e diversa da ogni regione.

Il bando, però, è rimasto invariato e il 15 marzo è la data ultima per presentare le proposte di progetto, che dovrebbero essere scelte entro maggio.

 

Il caso di Roccamandolfi

«Con il Pnrr, ogni giorno vengono pubblicati nuovi bandi, spesso con tempi ristretti. Proporre dei progetti con una visione strategica diventa difficile per i Comuni. Specie per quelli più piccoli, come in questo caso», commenta Daniele Germiniani, esperto di progettazione della società Excursus+. A suo parere, prima di scrivere qualsiasi progetto, un Comune deve chiedersi: che idea di comunità ho? «I fondi che eventualmente si otterranno – prosegue – serviranno a dare corpo a quell’idea».

È quel che stanno provando a fare a Roccamandolfi che, in provincia di Isernia, conta 856 abitanti, un castello, un santuario, una cascata, un ponte tibetano e un museo sul brigantaggio.  Qui il Comune sta portando avanti il progetto Clan, per rigenerare il centro storico, creando un albergo diffuso e portando in paese anche le sedi distaccate di alcuni corsi universitari e del conservatorio del Molise, di un osservatorio del WWF e della fondazione di partecipazione che gestirà l’intera iniziativa.

«Il problema qui non sono le infrastrutture, ma la carenza di servizi, che causa lo spopolamento», sostiene il sindaco Giacomo Lombardi. «Per questo, l’obiettivo centrale di Clan è migliorare la qualità della vita di abitanti e turisti», aggiunge Gianni Ciao, della startup Civica, anch’essa coinvolta.

Il progetto, che è sostenuto dalla rete nazionale per i beni comuni Communia, è nato prima del bando borghi, ma la possibilità di ottenere i fondi del Pnrr lo ha fatto accelerare. «Da gennaio, abbiamo fatto molti incontri con la popolazione: c’è stata una partecipazione spontanea, a catena. Cittadini e associazioni vengono nel mio ufficio con proposte e suggerimenti», prosegue il sindaco.

Non solo. Dal momento che la linea A del bando finanzia interventi pilota, Roccamandolfi ha coinvolto una trentina di comuni molisani in cui il progetto potrebbe essere adattato e replicato successivamente, grazie anche ad alcune economie di scala e alla condivisione di processi e strumenti, soprattutto digitali e tecnologici.

Un progetto libero dall’esito

A prescindere dal fatto che il Comune verrà scelto dalla regione come borgo pilota, il progetto Clan proseguirà. Certo, i 20 milioni del bando borghi sarebbero una svolta, ma se non dovessero arrivare, «cercheremo altri finanziamenti», dice Gianni Ciao. Il punto è importante, e non vale solo per Roccamandolfi.. Secondo Santoro di Anci, al netto dei suoi limiti, «il bando borghi ha attivato energie positive, che possono essere usate anche in futuro. Per esempio, per la nuova programmazione dei fondi europei in partenza». Germiniani di Excursus+ concorda: «È vero: questo è un anno chiave per il Pnrr, ma ci saranno bandi anche nei successivi. Costruire dei partenariati tra enti pubblici e terzo settore ha ancora senso, ma bisogna farlo adesso».

 

 

Questo articolo è stato pubblicato su Buone Notizie del Corriere della Sera l’8 marzo 2022, ed è qui riprodotto previo consenso dell’autore.