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“Anche mesi dopo l’inizio della pandemia, con una delle classi ci connettevamo ogni sera su Teams. I ragazzi sentivano il bisogno di raccontarci come stavano andando le cose per loro” racconta Marta Romito, docente di spagnolo dell’Istituto Tosi.

Prof.ssa Marta Romito – La relazione con gli studenti

 

Come in tante altre scuole italiane (recentemente vi abbiamo raccontato il caso del Savoia Benincasa di Ancona) all’Istituto Tecnico Economico Enrico Tosi, tra i fondatori del Movimento delle Avanguardie Educative, le difficoltà derivanti dalla pandemia non sono mancate, ma sono state affrontate con prontezza. “Il 24 aprile di due anni fa, la preside mandò una mail a tutti i docenti: dal giorno dopo avremmo dovuto cominciare a usare la Dad. Ci scrisse di trasformare questo problema in un’opportunità” ci spiega Stefania Paci.

Paci è professoressa di informatica e animatrice digitale della scuola. Insieme al Dirigente Scolastico e al Direttore Amministrativo, ha il compito di coordinare la diffusione dell’innovazione digitale a scuola seguendo le indicazioni del PNSD, il Piano Nazionale Scuola Digitale (ne abbiamo parlato qui). Il fondamentale ruolo della professoressa è stato quello di affiancare i docenti nel trovare nuovi modi per fare lezione, sia prima che soprattutto durante la didattica a distanza, nella logica di Avanguardie Educative di trasformazione del modello organizzativo e didattico della scuola.

Ma come funziona la trasmissione del sapere al Tosi? Che cosa ha portato l’esperienza di Avanguardie? Che valore aggiunto offre quanto fatto in questa scuola superiore al dibattito sul futuro digitale del sistema scolastico italiano? Dopo avervi raccontato l’esperienza del Liceo Savoia Benincasa, proviamo a capirlo in questa nuova puntata di #OltrelaDad, la serie di Secondo Welfare che, partendo dai dati e dalle voci dei protagonisti della scuola, vuole capire quale sarà il futuro della didattica digitale oltre l’emergenza pandemica.

La trasmissione del sapere: le metodologie didattiche

Le Idee, cioè le metodologie didattiche promosse da Avanguardie Educative, utilizzate nell’Istituto sono molte.

Uno degli strumenti più amati è il debate, un confronto fra squadre di studenti che sostengono o controbattono un certo argomento assegnato dal docente. Come spiega il professor Dennis Bignami, docente di economia aziendale, si può usare “sia come metodologia di confronto che come strumento didattico per veicolare contenuti”. Non solo: il debate riesce a sviluppare nuove competenze comunicative negli studenti, dai quali è molto apprezzato. Elisa Pigni ci racconta infatti che questa metodologia “ha aumentato il nostro senso di competitività genuino, spingendoci a migliorarci”. Elisa è una studentessa di terza superiore e fa parte di una sezione che prevede un percorso quadriennale invece che di cinque anni: secondo la professoressa Paci, è l’indirizzo della scuola in cui si sperimenta di più. L’utilizzo di metodologie didattiche innovative, soprattutto quelle che prevedono l’utilizzo del digitale, è particolarmente utile in questa sezione perché diventa un ausilio per ottimizzare tempo e metodologie di lavoro.

Un’altra metodologia innovativa utilizzata è la flipped classroom, anche nota come classe capovolta. Sempre Elisa Pigni ci spiega come funziona: “Il docente assegna dei materiali agli studenti che bisogna studiare da soli, spesso contenuti digitali. A lezione, il prof fa delle domande per vedere se abbiamo capito e noi possiamo fare domande. Oppure il docente manda degli esercizi e poi a lezione si chiariscono gli eventuali dubbi”. Secondo il professor Bignami, la flipped classroom valorizza nei ragazzi l’attitudine alla ricerca e alla curiosità: gli studenti possono cercare in autonomia informazioni sull’argomento, sia  in rete sia sui manuali.

L’Istituto è poi stato uno dei fondatori di Book in progress, un progetto che coinvolge insegnanti e studenti nella realizzazione di contenuti digitali autoprodotti, tra cui anche libri. Book in progress risponde all’Idea di Avanguardie di integrare contenuti didattici digitali e libri di testo. Il progetto è tuttora in corso in alcune classi del biennio. Come racconta il professor Bignami, questo strumento è particolarmente utile perché “mette i docenti nella condizione di predisporre e strutturare i contenuti, preparandoli adeguatamente a seconda della loro esperienza”. Ma anche i ragazzi, quando sono  coinvolti, possono apprendere come trattare e produrre contenuti in autonomia, collaborando con l’insegnante che li stimola e li guida nel percorso. L’uso del digitale in questo senso cambia il modo di studiare dei ragazzi, che da contenitori diventano produttori e protagonisti del sapere.

Prof. Dennis Bignami – Il Book in progress

 

La scuola segue poi altre sperimentazioni didattiche che vanno oltre le Idee di Avanguardie, come il public speaking con il metodo dei TED talks – conferenze dedicate a temi scientifici, culturali e accademici promosse dall’organizzazione non-profit Sapling Foundation – oppure la metodologia Jigsaw – che consiste in un apprendimento cooperativo nel quale si scompone un argomento in blocchi che sono  poi approfonditi dagli studenti, divisi per gruppi.

Il Tosi adotta un approccio innovativo e digitale anche sul piano degli strumenti. Ogni studente è infatti dotato di un iPad comprato in autonomia o fornito dalla scuola in comodato d’uso per le famiglie che non possono permetterselo – su cui prendere appunti e studiare dai manuali in formato digitale. Così, nel periodo di lockdown, gli studenti seguivano tutti le lezioni sul tablet.

L’approccio digitale integrato come mezzo

Nell’Istituto il rapporto che studenti e insegnanti hanno instaurato con le tecnologie è, insomma, molto stretto. Gli insegnanti però concordano che il digitale debba essere considerato un mezzo, non un fine. “Il problema non è se dire sì o no al digitale. Il digitale è un “anche”, dipende tutto da come lo si usa” spiega il prof Bignami.

Prof.ssa Marta Romito – Il digitale e l’empatia

 

La professoressa Romito è dello stesso parere: “Lo studente è entusiasta soprattutto quando fa qualcosa che ha un valore per lui, non per l’uso in sé degli strumenti digitali. Non si può prescindere dalla relazione e dall’empatia”. Tutti gli insegnanti che abbiamo intervistato, comunque, ritengono che, se ben realizzato, l’utilizzo delle tecnologie sia la chiave per una nuova forma di insegnamento. Come afferma la professoressa Paci, il digitale è in grado di potenziare l’apprendimento perché “integra e crea nuovi spazi, abbattendo i muri, permettendo un collegamento tra studenti e docenti esteso all’intera giornata”. Il digitale quindi riesce a dare quella spinta propulsiva che aiuta ulteriormente le metodologie didattiche innovative proposte da Avanguardie Educative. Non è però così dappertutto: “La nostra è una realtà virtuosa: sono stato in altre scuole dove lo strumento digitale è utilizzato in modo diverso, cioè tende a sostituire la didattica, più che essere una modalità per esplorare il mondo con curiosità” racconta ancora Bignami.

Dal punto di vista degli studenti, l’utilizzo di metodologie innovative che prevedono l’integrazione con le tecnologie rende lo studio più coinvolgente e meno statico. Elisa Pigni sostiene che “avere dei materiali integrativi torna molto comodo per diversificare lo studio”. Soprattutto nelle lezioni a distanza, lo strumento digitale diventa importante per rendere la lezione meno frontale. Emma Franchi, un’altra studentessa di terza della sezione quadriennale, spiega infatti che il modo migliore per fare lezione a distanza è “fare lavori di gruppo, che risultano più interattivi”.

Elisa Pigni – L’utilizzo di materiali digitali integrativi

 

D’altra parte, come racconta Elisa Bazzanini, compagna di Emma ed Elisa, “le lezioni a distanza fanno perdere quell’approccio umano tipico di una lezione in presenza”. Nell’esperienza dei ragazzi la cosa ha avuto un riflesso sul rapporto con alcuni professori, che “in Dad tendevano a non fidarsi di noi perché era più facile copiare”.  Se alla base non c’è un solido rapporto tra insegnante e studente, la lontananza creata dalla Dad sembra, insomma, minare la fiducia reciproca o comunque complica la relazione. Vista dal punto del docente, questo pare essere un punto di attenzione, e anche una sollecitazione a un atteggiamento differente dall’abituale schema di “controllo della prestazione”. Elisa Bazzanini confida che, con la fine della pandemia, questa fiducia possa ristabilirsi. Proprio per riappropriarsi del rapporto umano, sia quello da studente a studente che tra alunno e insegnante, continua Elisa, i ragazzi apprezzano “fare lavori che implichino il raccontarsi e l’esprimersi andando oltre l’approccio soltanto nozionistico”.

 

Nome Istituto Tecnico Economico Enrico Tosi
Comune Busto Arsizio (VA)
Numero studenti 2.088
Numero classi 77
Numero insegnanti 206
Ruolo in Avanguardie Educative Scuola fondatrice, capofila e polo
Idee adottate Debate, Contenuti didattici digitali (Book in progress), Valutazione diffusa

Le metodologie innovative che prevedono l’uso del digitale non coinvolgono tutti gli studenti allo stesso modo: molto dipende dalla motivazione e dalla maturità del ragazzo. Sempre Elisa Bazzanini spiega che l’interattività delle tecnologie fa aumentare la motivazione “se alla base c’è già la voglia di apprendere. Il prof può condividere il materiale, ma se lo studente non ha voglia, studia tutto prima della verifica e basta”. In questo senso, studiare da fonti e attraverso strumenti e approcci diversi tende a responsabilizzare gli studenti, che devono stare al passo con le lezioni, altrimenti rimangono indietro. Questo è successo soprattutto durante la Dad. Riuscire a motivare gli studenti meno coinvolti a scuola è un compito difficile, che richiede al docente di essere sempre “sul pezzo”, da una parte per stimolare e arricchire la lezione attraverso l’uso del digitale, dall’altra per non aumentare il divario tra studenti. Non tutti i professori, tuttavia, riescono a cogliere le sfide e le opportunità che il digitale propone, tanto che alcuni hanno riproposto a distanza modalità di lezione identiche a quelle in presenza.

Audio: Elisa Bazzanini – La motivazione degli studenti

 

Il contagio dell’animatrice digitale e il cambio di mindset

Sorge allora una domanda: come si può spingere anche i professori più restii verso il cambiamento? Secondo la professoressa Paci, “imporre le cose dall’alto è il modo giusto per non farle funzionare”. È invece la condivisione tra pari il modo più efficace per fare formazione. “Funziona meglio una chiacchierata davanti alla macchinetta del caffè che non un seminario del MIUR” continua la professoressa, spiegando come nei corsi organizzati per i docenti abbia sempre cercato di analizzare i bisogni di ogni collega sulla base degli stimoli che le venivano proposti.

Prof.ssa Stefania Paci – La formazione all’Istituto Tosi

 

Questo approccio ha portato l’Istituto a diventare un polo di formazione per le materie STEAM (acronimo di Science, Technologies, Engineering, Art and Mathematics) per i docenti di tutta Italia, vincendo un bando finanziato dal Ministero. Qui è necessaria una precisazione. Le STEM (senza la A di Art) sono materie scientifico-tecnologiche come matematica, fisica e informatica, molto ricercate nel mondo del lavoro. Trovare specialisti in queste materie, secondo l’ultimo rapporto di Unioncamere-Anpal e Almalaurea, è però estremamente difficile in Italia, soprattutto tra le donne (che costituiscono solo il 18,9% delle laureate in tali percorsi). Le STEAM (con la A) arricchiscono il quadro integrandolo con le discipline artistiche, fondamentali per formare una professionalità completa e trasversale. Un investimento in queste competenze è dunque fondamentale per il futuro: il Tosi ha accettato la sfida, mettendosi in gioco per diventare un punto di riferimento tra le scuole italiane.

La curiosità verso le nuove metodologie didattiche apporta un vero cambiamento nel modo di pensare degli insegnanti: la formazione consente loro di interrogarsi sull’efficacia del loro modo di insegnare. Questo li spinge a mettersi in gioco sempre di più. “Il successo sta nell’avere studenti che si divertono. Se riesco a coinvolgerli e vedo aumentare il loro rendimento e la loro motivazione, sono spinta a lavorare ancora meglio” spiega la Paci. Il professore quindi diventa una “figura in cammino”, continuamente disposta a mettersi in discussione per venire incontro ai bisogni dei ragazzi, un facilitatore tra la materia, il device e lo studente.

Nell’opinione di Luciano Serra, rappresentante dei genitori, questo è un lavoro che va fatto in squadra: “Insegnanti e studenti devono cooperare, ma per farlo l’insegnante deve essere sfidante e saper stimolare i ragazzi”. Riuscire in questa impresa richiede competenze, voglia di fare, ma anche “un buon livello di umanità”, come ci spiega Emma Franchi: “I teenager hanno molti complessi, fanno fatica ad accettarsi e i prof devono capirlo ed esserci anche a livello umano”.

Emma Franchi – Le caratteristiche di un bravo professore

 

La Dad come acceleratore di innovazione

Insomma, la curiosità e la volontà di mettersi in discussione anche tramite l’utilizzo del digitale erano già parte del modus operandi del Tosi. D’altra parte, come detto, l’Istituto era già parte del Movimento delle Avanguardie Educative, che ha nel digitale una delle sue ragion d’essere.

La pandemia e la Dad hanno però fatto da acceleratore al cambio di paradigma dell’insegnamento. “All’inizio è stata una sfida, ma adesso alcune tecnologie sono familiari a tutto il corpo docente. Il fatto che a scuola fossimo già abituati al digitale ci ha di sicuro aiutato a fare un salto in avanti” racconta il prof Bignami.

Secondo la professoressa Paci, “la pandemia è riuscita in quel processo di digitalizzazione che il PNSD, il Piano Nazionale Scuola Digitale, non è riuscito a completare”. Avvicinarsi al digitale era quindi il passo necessario che è stato compiuto a causa della pandemia, ma secondo la professoressa manca ancora un ultimo pezzo: rivedere le modalità didattiche e innovare e rinnovarsi  dal punto di vista metodologico. “Lo sforzo più grande è stato fatto, adesso serve utilizzare il digitale per proporre una didattica più inclusiva e ingaggiante”.

Che cosa ci insegna l’esperienza del Tosi?

Quello che sembra emergere dal racconto delle studentesse e degli insegnanti del Tosi che abbiamo incontrato è che la logica di Avanguardie Educative in questo caso sia davvero riuscita a cambiare il modo di trasmettere il sapere a scuola. Grazie alla formazione offerta dall’Istituto, in particolare dall’animatrice digitale, si è innescata una riflessione nei docenti, che hanno messo in discussione il loro modo di insegnare e hanno cominciato a sfruttare le opportunità offerte dalle ICT per sperimentare nuove metodologie di insegnamento.

Prof.ssa Stefania Paci – Lo sforzo più grande è stato fatto

 

Il cambio di mindset ha trasformato la figura del docente, che ora si pone come facilitatore per gli studenti nella comprensione della materia. Lo studio per i ragazzi diventa così anche un’occasione per esprimersi e rielaborare quanto imparato, rendendo le lezioni più interattive e apprezzate dagli studenti.  Non tutti i professori, però, adottano questa metodologia d’insegnamento, perciò c’è ancora strada da fare anche in questo contesto così all’avanguardia. Molte altre scuole potrebbero, come il Tosi, trasformare le difficoltà dovute al fare lezione a distanza in un’opportunità per sperimentarsi.

 


#OltreLaDad
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