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Agosto 2020, una donna di Torino alza il telefono e ordina una pizza. Dall’altra parte però non c’è una pizzeria ma i carabinieri, a cui chiede aiuto mentre finge di fare l’ordinazione. Il compagno picchiava lei e il figlio. Da questo episodio è nata #Call4Margherita, una campagna provocatoria lanciata da ActionAid per denunciare l’insufficienza di fondi stanziati a livello statale per contrastare la violenza contro le donne. E che recentemente è stata al centro di un’azione di welfare culturale.

La violenza di genere in Italia

La violenza di genere è una violazione dei diritti umani ancora largamente diffusa: in Italia 1 donna su 3 ne è vittima. Il fulcro del sistema antiviolenza italiano è costituito dai Centri antiviolenza (CAV) e dalle Case Rifugio per donne maltrattate (CR). Si tratta di enti che, nati nel 1999, hanno anticipato di un paio di decenni l’azione governativa.

Di recente è stato pubblicato il report dell’indagine condotta da Istat in collaborazione con il Dipartimento per le pari opportunità sul sistema di protezione per le donne vittime di violenza. Nel 2020 sul territorio italiano si contano 350 CAV e 366 CR. Gli enti promotori sono ancora soprattutto privati: 75,2% per le Case Rifugio e 65,4% per i Centri Antiviolenza.

Figura 1. Rilevazioni sui servizi offerti dai Centri antiviolenza e sui servizi offerti dalle Case rifugio, Isat 2021.

Dai dati emerge un aumento del numero di donne che si rivolgono ai Centri antiviolenza: nel 2020 li hanno contattati almeno una volta 54.609 donne, 3.964 unità in più rispetto al 2019. La percentuale di donne straniere prese in carico è del 27,7% (dato costante rispetto al 2019). Nel 2021 è aumentato ulteriormente anche il numero di chiamate valide rivolte al 1522, il numero anti violenza e stalking, segnando un incremento del +13,7% rispetto all’anno precedente.

Viene riportato, inoltre, che l’81,8% delle Case rifugio e il 92% dei CAV ricevono fondi pubblici per la conduzione delle proprie attività. In particolare, il 59,1% delle Case e il 42,2% dei CAV utilizzano esclusivamente fondi pubblici, mentre viene riportato che molte operatrici dei Centri antiviolenza operano come volontarie.

Secondo l’analisi di Action AidCronache di un’occasione mancata“, che racchiude i dati nel 2021 relativi alla protezione dalla violenza maschile sulle donne, i fondi sono insufficienti e vengono erogati in ritardo. Lo studio riporta che solo il 2% dei fondi stanziati è stato erogato agli enti.

Figura 2. Rielaborazione ActionAid dati delibere di giunta regionale e decreti dirigenziali relativi all’utilizzo dei fondi regionali destinati a interventi antiviolenza.

#Call4Margherita, la campagna

ActionAid ha deciso di creare una campagna provocatoria per denunciare questa grave mancanza da parte dello Stato. Si chiama #Call4Margherita ed è nata, appunto, dalla necessità di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’insufficienza dei fondi erogati per prevenire la violenza sulle donne.

#Call4Margherita. Fonte: Actionaid.it

Partendo dai casi concreti, come quello di Torino, al centro della campagna in maniera simbolica è stata messa proprio la pizza. L’iniziativa di sensibilizzazione e raccolta fondi, lanciata lo scorso 18 novembre, ha così coinvolto numerose catene di pizzerie in tutta Italia.

Chi ha ordinato la pizza durante i giorni della campagna si è trovato recapitato un cartone diverso dal solito. ActionAid ha infatti deciso di promuovere la causa personalizzando le box, e inserendo QR code dai quali si risaliva ai dati sopra descritti.

NFT e il welfare culturale

La campagna si è recentemente arricchita anche di un elemento interessante in un’ottica di welfare socio-culturale. L’artista Alice Pasquini ha dipinto un’opera ispirandosi proprio ai cartoni delle pizze che erano stati pensati come veicolo di informazione. Il dipinto, certificato tramite NFT, sarà venduto nella galleria d’arte 3.0 ReasonedArt. l’intero ricavato verrà destinato ai programmi di ActionAid a contrasto della violenza di genere.

Fonte: Instagram, @alicepasquini

Cosa ci dimostra quest’ultima iniziativa? Che le nuove tecnologie stanno aprendo strade innovative anche per il sociale, come dimostrano anche altre esperienze di welfare culturale che vi abbiamo avuto modo di raccontarvi: il murales dedicato a Paky realizzato a Rozzano e il primo sms della storia messo all’asta da Vodafone.

In questi casi gli NFT, Non-Fungible Tokens, fungono da certificato per identificare in modo univoco e sicuro un prodotto digitale. In questo modo le opere certificate tramite NFT sono a tutti gli effetti dei pezzi unici grazie alla tecnologia blockchain, un registro digitale condiviso in cui si tracciano le transazioni di dati in un modo da non poter essere alterati.

Sono sempre più le opere che, certificate tramite questo sistema, vengono vendute per finanziare progetti di welfare culturale.