5 ' di lettura
Salva pagina in PDF

Quali nessi esistono tra il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e l’impact investing? Il PNRR italiano può essere un nuovo e importante banco di prova per la finanza a impatto? E se sì, in quali ambiti sarà più facile vederne gli effetti concreti? Per cercare di rispondere a queste domande Social Impact Agenda per l’Italia (SIA) sta realizzando una serie di paper curati da esperti della materia.

In questi mesi vi abbiamo raccontato i contenuti dei primi 4 documenti pubblicati in questa miscellanea. Dalle sfide e opportunità dell’impact investing per il PNRR presentate da Elisa Chiaf e Tommaso Montesi ai possibili impatti del Piano sui sistemi di cura e prossimità descritti da Giuseppe Guerini, dagli strumenti di impact finance “non collegati ai costi delle operazioni” analizzati da Antonio Bonetti fino alle sperimentazioni realizzabili con i Social Impact Bond secondo Annarita Trotta.

Di seguito approfondiamo il quinto e ultimo paper scritto da Giuseppe Pignataro, professore associato di Economia presso il Dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Bologna, che riflette su come il PNRR possa essere una strada privilegiata per affrontare le “iniquità multidimensionali” che interessano il nostro Paese. In questo senso, Pignataro approfondisce le disparità che interessano donne e giovani, quelle legate a dinamiche territoriali, ma anche le problematiche legate alla dimensione educativa e a quella sanitaria. Nella seconda parte del paper, l’autore va quindi ad indicare gli interventi previsti PNRR per affrontarle e avanza alcune proposte di policy per rafforzarle o migliorarle.

Le diseguaglianze su cui intervenire

Come detto, Pignataro descrive anzitutto lo status quo delle diseguaglianze in Italia prendendo in considerazione diversi indicatori nazionali e internazionali utili a individuare le principali contraddizioni presenti nel Paese. L’autore ricorda ad esempio come l’1% della popolazione oggi possegga una quota di ricchezza uguale a quella del 70% più povero e di come questo gap sia ampiamente cresciuto negli ultimi 20 anni. Al di là degli aspetti economici, Pignataro pone attenzione alle disuguaglianze multidimensionali che riguardano in particolare le donne e i giovani, evidenti soprattutto nel trattamento che queste categorie ricevono nel mercato del lavoro.

L’altra grande disuguaglianza su cui riflettere, spiega l’autore, è quella territoriale . Oltre al gap Nord/Sud, infatti, sono sempre più evidenti le differenze tra zone rurali e aree urbane, che riguardano peraltro vari aspetti del vivere quotidiano.

Inoltre, come detto, Pignataro richiama l’attenzione sulle disuguaglianze nell’accesso a istruzione e cure sanitarie. Queste sono evidenti, da un lato, nei dati relativi ai tassi di dispersione scolastica, all’accesso ai servizi per l’infanzia e alla qualità dell’istruzione terziaria, dall’altro, in quelli che riportano le difficoltà del Sistema Sanitario di rispondere alle esigenze dei cittadini, cresciute e diversificatesi negli anni della pandemia.

Le risposte del PNRR alle disuguaglianze

Il paper evidenzia quindi le azioni che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede siano messe in campo per affrontare queste disuguaglianze.

Per quanto riguarda i giovani e le donne, Pignataro descrive una clausola che interessa i progetti che fruiranno delle risorse del PNRR e che impegna ad assumere donne e giovani – attraverso particolari contratti di formazione-lavoro per una quota pari al 30% delle assunzioni – ma anche un nuove procedure per le pubbliche amministrazioni chiamate a “revisionare le carriere verticali in posizioni apicali per genere e generazione. Tra le numerose misure previste – presenti soprattutto nella Missione 4 (Istruzione e ricerca) e 5 (inclusione e coesione) – Pignataro ricorda poi i sostegni per la nascita di nuove imprese femminili e gli incentivi per favorire il matching tra domanda e offerta di occupazione femminile qualificata attraverso un’apposita piattaforma. Per i giovani invece spiccano le opportunità legate alla transizione ecologica, la riforma del sistema duale, nuove modalità per l’alternanza scuola-lavoro e la prevista riforma dell’IRPEF.

Per quanto riguarda i divari territoriali, Pignataro oltre a richiamare diverse misure specifiche previste dal Piano approfondisce il tema delle Zone Economiche Speciali (ZES) che dovrebbero permettere di accelerare lo sviluppo delle zone meno sviluppate (soprattutto nel Mezzogiorno) e affrontare le disuguaglianze ivi presenti, a patto di immaginare nuovi sistemi di governance che favoriscano una maggiore partecipazione dei cittadini e della società civile nel suo insieme.

In tema di istruzione, il paper indica le varie strade tracciate dal PNRR per rilanciare sia il modello educativo (riforma degli istituti tecnici, investimenti sulle materie STEM, finanziamenti per dottorati legati a green e innovazione, modernizzazione digitale delle scuole) che quello infrastrutturale (costruzione nidi, ristrutturazione di palestre e mense, realizzazione di nuovi alloggi universitari). Sul fronte della salute, invece, particolare attenzione è posta allo sviluppo dei nuovi presidi di medicina di comunità, come le case e ospedali di gli comunità di cui aveva parlato ampiamente anche Giuseppe Guerini nel secondo paper della serie SIA, e allo sviluppo di nuovi servizi domiciliari per affrontare i bisogni legati all’invecchiamento.

Merita infine una nota il tema delle riforme. Pignataro sottolinea un punto – già inquadrato nei precedenti paper di SIA – che è utile ricordare: le misure del PNRR sono vincolate alla realizzazione di più ampi processi riformatori che riguardano, ad esempio, il mondo del lavoro, la giustizia e la fiscalità. Senza il raggiungimento di questi requisiti entro i tempi stabiliti (dettati da target e milestone concordati con la Commissione UE) la messa a terra delle numerose iniziative previste rischia di venir meno.

La necessità di una visione strategica e rischi del futuro

Come già fatto con gli autori dei precedenti paper, abbiamo chiesto a Pignataro una riflessione sul PNRR alla luce dei primi mesi di attuazione e a pochi giorni dalle elezioni politiche. Ovviamente chiedendogli un’attenzione particolare al tema delle disuguaglianze.

Il docente, riprendendo le conclusione del paper, ha sottolineato come sarebbe prezioso che le riforme, le strategie e gli interventi previsti del PNRR siano il più possibile orientati in base a una visione strategica che permetta di immaginare “soluzioni integrate ed innovative di politica pubblica che solo un attento uso delle risorse potrebbe offrire” ma anche di coinvolgere attivamente le comunità e la società civile nei processi necessari alla realizzazione del Piano nel suo complesso.

I tempi particolarmente stretti per la richiesta dei finanziamenti e la mancanza di bandi competitivi” spiega ancora “potrebbero creare ulteriore precarizzazione delle iniziative”. Pignataro ricorda in questo senso come nei primi mesi di implementazione del PNRR molti bandi siano andati “deserti” proprio per la mancanza di coinvolgimento degli enti territoriali – oltre a un non trascurabile problema di competenze di cui abbiamo già avuto modo di parlare – dettata forse da una scarsa condivisione degli obiettivi “alti” che il Piano dovrebbe permettere di raggiungere. In particolare “il 40% delle risorse previste è destinato al Meridione ma purtroppo si registra una scarsa partecipazione ai bandi da parte degli enti regionali e locali proprio del Sud a causa di una atavica lentezza burocratica e una carenza di capacità progettuale. È necessario sviluppare nuove sinergie e abilità cooperative tra le parti in tempi rapidi. Il rischio, in alternativa, è che il PNRR si trasformi in una ulteriore e paradossale fonte di disparità tra il Nord e il Sud del nostro Paese”.

E sui possibili ritardi che potrebbero compromettere l’erogazione delle risorse qualora non venissero rispettate le scadenze fissate (nel 2022 dovremmo raggiungere 100 dei 527 target previsti entro il 2026, ma a giugno ne erano stati completati solo 38). Il docente ci ha spiegato che “è evidente come la sfida del PNRR sia molto articolata poiché richiede tempi certi ed enorme capacità di organizzazione. Difficile pensare di poter rispettare tutte le scadenze previste nel corso delle prossime settimane con un cambio di governo”. Eppure, “l’importanza che la coesione sociale e la lotta alle disuguaglianze rivestono nel PNRR è un’occasione unica per poter riequilibrare le sorti del nostro Paese. Non va sprecata”.

 

Questo contributo è realizzato grazie al sostegno di Social Impact Agenda per l’Italia ed è parte della serie “MementoPNRR”, con cui cerchiamo di capire quale idea di Paese vogliamo realizzare grazie al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.