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Il Fondo per la Repubblica Digitalenato nel febbraio scorso con l’obiettivo di diminuire le diseguaglianze intervenendo sul gap digitale che interessa una parte consistente del Paese, diventa pienamente operativo. Sono infatti stati pubblicati i  primi due bandi, dedicati rispettivamente allo sviluppo delle competenze digitali di donne e NEET1. Di seguito vediamo qual è il contesto in cui intende operare il Fondo, i suoi obiettivi e la relativa organizzazione per centrarli, e le prime iniziative avviate.

Competenze digitali: la situazione dell’Italia

Nel nostro Paese ci sono circa 26 milioni di persone che non hanno competenze digitali di base. Si tratta del 54% della popolazione italiana tra i 16 e i 74 anni. Una percentuale molto significativa, soprattutto se confrontata con la media europea del 46%. È uno dei dati evidenziati da DESI, il Digital Economy and Society Index con cui la Commissione europea misura i progressi dei Paesi europei in termini di digitalizzazione dell’economia e della società.

Commissione Europea (2022), Digital Economy and Society Index
Commissione Europea (2022), Digital Economy and Society Index

L’Italia è al 18° posto nella classifica dei 27, che è realizzata valutando vari aspetti del livello di digitalizzazione degli Stati Membri. Analizzando nel dettaglio i dati (qui una panoramica), la bassa percentuale di cittadini con competenze digitali è solo la punta dell’iceberg di ritardi più ampi. Il gap italiano è infatti ancora più evidente nelle sottocomponenti dell’indice DESI che riguardano la  problem solving skills, cioè la capacità di risolvere problemi legati al digitale (69% in Italia vs. 79% della media UE) e di information and literacy skills, cioè il livello di alfabetizzazione digitale (71% in Italia vs. 80% UE).

I dati mostrano quindi che il fenomeno italiano di basse competenze digitali si innesta in un contesto di mancanza di conoscenze più esteso che comprende abilità cognitive complementari, indicate appunto come soft skills. Questo ritardo produce un impatto sulla reale “cittadinanza digitale”, sull’accesso ai servizi della pubblica amministrazione da parte di tutti i cittadini e rappresenta anche un freno allo sviluppo del Paese.

Inoltre, secondo Unioncamere e ANPAL, entro il 2024 le imprese avranno bisogno di circa 1,5 milioni di lavoratori con competenze digitali di base e secondo uno studio di Deloitte-SWG, quasi un’azienda su quattro non trova i profili professionali STEM di cui ha bisogno.

Funzionamento e obiettivi del Fondo

È questo lo scenario in cui opererà il Fondo per la Repubblica Digitale, nato nell’ambito degli obiettivi di digitalizzazione previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Fondo Nazionale Complementare (FNC), mutuando la positiva esperienza del Fondo per il contrasto alla povertà educativa (ne abbiamo parlato qui, qui e qui), pioniera partnership pubblico-privato sociale istituita nel 2016 tra Governo, Fondazioni di origine bancaria (Fob) e Forum del Terzo settore. Il Fondo per la Repubblica Digitale è infatti frutto di un accordo simile tra, il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale e il Ministro dell’economia e delle finanze, da una parte, e, dall’altra, l’Acri, l’Associazione delle Fondazioni e delle Casse di risparmio.

Nasce il Fondo per la Repubblica Digitale: nuove competenze per affrontare le diseguaglianze

Sul fronte della governance, il Fondo opererà sulla base delle decisioni di Comitato di indirizzo strategico composto da 6 componenti designati dal Governo e da ACRI, che avranno il compito di definire la linea strategica, le priorità d’azione e la verifica dei processi di selezione e di valutazione dei progetti.

L’attuazione – basandosi sempre sull’esperienza del Fondo povertà educativa – sarà invece affidata a una impresa sociale che si occuperà della redazione e la pubblicazione dei bandi, l’istruttoria ex ante delle proposte di progetto, il monitoraggio (con supporto del Comitato) e la selezione e approvazione dei progetti idonei. A questo comitato sarà affiancato un Comitato scientifico indipendente, con il compito di monitorare l’efficacia ex post degli investimenti.

Il Fondo sarà alimentato in via sperimentale con un sistema simile a quello utilizzato per Fondo di contrasto alla povertà educativa. Le Fondazioni di origine bancaria nel periodo 2022-2026 investiranno nel Fondo 350 milioni di euro su cui sarà riconosciuto un credito d’imposta pari al 65% per il 2022 e 2023 e al 75% per il triennio successivo.

I primi bandi del Fondo per la Repubblica Digitale

Con queste risorse il il Fondo intende aumentare le competenze fondamentali per completare la transizione digitale del Paese sostenendo progetti di reskilling e di upskilling digitale di persone ai margini del mercato del lavoro, con un particolare focus su donne, NEET, disoccupati ed inattivi. In questi giorni sono stati pubblicati i primi bandi.

Futura

Aperto a soggetti pubblici, privati senza scopo di lucro ed enti del Terzo Settore, in forma singola o in partnership, il bando “Futura” stanzia un totale di 5 milioni di euro per selezionare progetti di formazione validi e innovativi per accrescere le competenze digitali (limitate, come spiegavamo qui) di donne tra i 18 e i 50 anni . L’obiettivo è garantire migliori opportunità e condizioni di inserimento nel mondo del lavoro. In Italia infatti solo il 43,10% delle donne possiede competenze digitali di base (48,20% per gli uomini), rispetto al dato Ue pari al 52,30%. Secondo il Gender Gap Report 2021 del World Economic Forum, il nostro Paese è al 114° posto per quanto riguarda la partecipazione economica femminile. Nonostante quasi il 60% dei laureati in Italia sia donna, con risultati migliori rispetto ai colleghi uomini, nel nostro Paese si rileva un alto tasso di disoccupazione femminile: nel 2021 in Italia lavora meno di una donna su due (ne parlavamo qui). C’è tempo fino al 16 dicembre per partecipare attraverso il nuovo portale Re@dy.

La disparità di genere nel settore digitale

Onlife

Il bando “Onlife” mette a disposizione 8 milioni di euro per finanziare progetti presentati da soggetti pubblici, privati senza scopo di lucro e enti del Terzo Settore, in forma singola o in partnership costituite da un massimo di tre soggetti, dedicati ai NEET (15-34 anni). Come per il bando “Futura”, gli enti for profit possono essere coinvolti come partner sostenitori (senza quota di budget) o come fornitori per l’apporto di know how e competenze in ambito digitale. L’obiettivo è finanziare progetti di formazione validi ed innovativi volti ad accrescere le competenze digitali dei NEET. Una sfida importante visto che il nostro Paese presenta il più alto tasso di NEET all’interno dell’Unione europea, pari al 25,1% (Dati Ue). In totale, i NEET in Italia sono più di 3 milioni; il fenomeno riguarda prevalentemente le donne (57%) e le regioni del Sud in cui risiede il 53% dei NEET. C’è tempo fino al 16 dicembre per partecipare attraverso il nuovo portale Re@dy.

Le prospettive del Fondo

In occasione della presentazione dei bandi le componenti pubblica e privata del Fondo per la Repubblica Digitale hanno espresso le proprie aspettative su quello che potrà accadere nei prossimi anni grazie a questa iniziativa.

Il Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao ha detto che “con l’avvio del Fondo per la Repubblica Digitale realizziamo oggi un’iniziativa importante per la formazione e riqualificazione delle competenze digitali dei cittadini. Un progetto che sosterrà percorsi orientati al risultato e all’inserimento lavorativo e si affiancherà alle tante iniziative sulle competenze che il Dipartimento per la trasformazione digitale sta sviluppando grazie al PNRR”. “Grazie al Fondo” ha concluso Colao “mettiamo a disposizione gli strumenti e le risorse economiche per colmare il divario esistente, contrastare la disoccupazione e permettere a tanti cittadini di usufruire delle preziose opportunità offerte dal digitale”.

Per Francesco Profumo, Presidente di Acri, “il Fondo per la Repubblica Digitale rappresenta una nuova grande sfida che vede protagoniste le Fondazioni di origine bancaria. Partendo dalla positiva esperienza del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, nasce un nuovo partenariato pubblico-privato sociale per accompagnare la digitalizzazione del Paese“. “Insieme al Governo” ha aggiunto Profumo “le Fondazioni riunite in Acri, ancora una volta, scelgono con forza la strada di investire sul capitale umano per sperimentare, in maniera innovativa rispetto al passato, policy di intervento affinché la transizione digitale non diventi un’ulteriore forma di esclusione, ma si trasformi in una reale opportunità per la crescita del Paese”.

Note

  1. Acronimo di Not in Education, Employment or Training con cui si indicano i giovani che non studiano, non lavorano e non sono impegnati in percorsi formativi.