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Qualche giorno fa, nell’ambito di Bookcity Milano, è stato presentato “Sostenibilità, diritti, innovazione sociale“, volume edito da Milano University Press che raccoglie i migliori casi di Terza Missione dell’Università degli Studi di Milano ambito sociale. Tra di essi c’è anche Percorsi di secondo welfare. Di seguito vi raccontiamo cos’è la Terza Missione, da dove nasce il volume, i suoi contenuti e perché il nostro Laboratorio è stato individuato come caso studio di eccellenza della Statale e, successivamente valutato positivamente da ANVUR.

Cos’è la Terza Missione

Con il termine “Terza Missione” si intendono le attività che le Università svolgono per diffondere cultura, conoscenze e risultati degli studi accademici, interagendo a questo scopo con la società civile, le imprese e le istituzioni. È “terza” perché relativamente nuova rispetto alle altre due missioni tradizionali di un ateneo – la formazione e la ricerca – ma nei fatti è una dimensione sempre più importante per le istituzioni universitarie.

La “mera” creazione di conoscenze, informazioni e innovazioni, infatti, non è di per sé sufficiente perché queste siano messe a pieno servizio di una società. Affinché ciò avvenga occorrono policy, sistemi governance, forme organizzative e personale competente che favoriscano le relazioni tra l’Università, i sistemi produttivi, le istituzioni e, in generale, le organizzazioni e le persone che compongono una comunità. A questo scopo la Terza Missione si muove lungo due direttrici: da un lato, la valorizzazione dei risultati della ricerca (come brevetti, spin-off, ricerca commissionata, incubatori), dall’altro, la produzione culturale e sociale, tra cui la valorizzazione del patrimonio storico e culturale degli atenei, le attività di tutela della salute, la formazione permanente e il public engagement.

In Italia la logica della Terza Missione si è sviluppata soprattutto grazie ad ANVUR, l’Agenzia Nazionale per la Valutazione delle Università e dei Centri di Ricerca, che una decina di anni fa ha cominciato a tenerne conto nella propria attività di valutazione degli atenei i quali, nei fatti, si sono trovati obbligati a definirla, organizzarla e monitorarla.

L’importanza dei casi studio per la Terza Missione

Nell’ambito della Valutazione della Qualità della Ricerca 2020 (VQR 2020, riferita agli anni 2015-2019), dedicata anche alle attività di Terza Missione, ANVUR ha insistito in particolare sul tema dell’impatto, cioè dei cambiamenti di tipo sociale, culturale ed economico che le iniziative universitarie possono generare producendo effetti, anche non previsti, nel proprio percorso di sviluppo.

Per poter analizzare questi cambiamenti e considerarne il contesto complesso e sfaccettato, ANVUR, sul modello anglosassone, ha introdotto una valutazione fondata sui casi di studio. Si tratta di una novità rispetto alle precedenti VQR, quando tutto si fondava sulla solo analisi dei dati. Questa ha consentito di allargare lo sguardo sulle attività di Terza Missione, sia in termini temporali che di contesto entro il quale queste si sviluppano, permettendo di prendere in considerazione più indicatori e variabili ai fini valutativi.

I casi di studio hanno infatti costretto a ragionare in termini di ricadute delle attività, a cercare indicatori più adatti a dimostrare i cambiamenti generati, a organizzarsi per proporre un resoconto efficace dei presupposti, delle azioni e dell’impatto generato, oltre a spiegare tutto ciò alla luce di dati, pubblicazioni e vari altri indicatori.

I migliori casi dell’Università degli Studi di Milano

L’Università degli Studi di Milano ha risposto alla VQR 2020 sviluppando un percorso partecipato che ha coinvolto tutti i 33 Dipartimenti dell’epoca (oggi 31) a cui è stato chiesto, appunto, di proporre esperienze interne che fossero esemplari della Terza Missione dell’ateneo.

Attraverso il lavoro degli uffici che si occupano di Terza Missione, dell’amministrazione universitaria e dei vari Dipartimenti, e con la collaborazione dei protagonisti delle esperienze, sono stati individuati 60 potenziali casi che, successivamente, sono stati analizzati in dettaglio dagli uffici che si occupano di Terza Missione sulla base dei criteri di valutazione del bando VQR1.

L’analisi ha portato alla selezione di 17 casi di studio che sono stati presentati dall’Università degli Studi di Milano ad ANVUR per la valutazione, i cui esiti sono stati presentati in forma aggregata nell’aprile scorso e per singoli casi a luglio.

Un volume sulle best practice in ambito sociale

L’Università ha scelto di dare visibilità a queste esperienze di eccellenza realizzando una collana in 3 volumi: il primo, presentato nei giorni scorsi, è dedicato all’ambito più strettamente sociale e, non a caso, è intitolato “Sostenibilità, diritti, innovazione sociale” 2.

Il testo è curato da Luca Carra, Natalia Milazzo, Sergio Cima, Massimo Bianchi e Marco Mori ed è suddiviso in tre parti. Nella prima, Agire per i più fragili, sono descritte attività di sostegno ai più fragili come le vittime del Mediterraneo a cui si cerca di restituire un’identità, i bambini delle baraccopoli di Nairobi a cui è stato dedicato un poliambulatorio e i detenuti che vogliono laurearsi in carcere. Nella seconda, Agire per la sostenibilitàtrovano spazio progetti dedicati alla sostenibilità ambientale come l’Università della montagna di Edolo e le strategie della Statale per ridurre l’impatto sull’ambiente delle sue attività. Nella terza, Agire per i diritti, sono descritti i progetti incentrati sui diritti delle persone disabili, il diritto a una società sicura e trasparente e le problematiche delle famiglie internazionali.

All’interno della prima sezione del volume, un capitolo è dedicato a Percorsi di secondo welfare.

Il caso di Percorsi di secondo welfare

Questo perché tra i 17 casi studio dell’Università degli Studi di Milano è stato selezionato anche il nostro Laboratorio, che è storicamente legato al Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche (SPS) della Statale.

Questo perché Franca Maino e Maurizio Ferrera, Direttrice e Scientific Supervisor di Secondo Welfare, sono docenti incardinati proprio in questo Dipartimento che, nel 2011, sostenne la nascita del nucleo originale del progetto “Percorsi di secondo welfare” insieme al Centro Einaudi di Torino, il Corriere della Sera e altri importanti partner istituzionali. Inoltre, l’Università degli studi di Milano è l’alma mater di molti membri di Secondo Welfare, che ancora prima di laurearsi (o dottorarsi), hanno iniziato a lavorare per il Laboratorio sia nell’ambito della ricerca che in quello di comunicazione.

La sinergia sviluppata in questi anni si è ulteriormente rafforzata nel 2020, quando Percorsi di secondo welfare – che nel frattempo ha assunto una forma giuridica autonoma – è stato riconosciuto come LAB del Dipartimento SPS. Per queste ragioni, Secondo Welfare è una delle esperienze che il Dipartimento SPS ha indicato all’Università come best practice di Terza Missione da sottoporre ad ANVUR.

La valutazione “eccellente” di ANVUR

Per l’Agenzia Secondo Welfare è un caso “eccellente” nella “produzione di beni pubblici di natura sociale, educativa e politiche per l’inclusione” e che si distingue per l’attenzione all’Agenda ONU 2030 e agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile

Nel suo giudizio ANVUR spiega che Secondo Welfare si è dimostrato capace di generare “un impatto a livello nazionale, con ricadute in termini quali-quantitativi su organizzazione e strategie” e di indirizzare le decisioni pubbliche e politiche locali, regionali e nazionali per rispondere ai bisogni sociali di contesto. In particolare, “dalle evidenze prodotte è stato possibile rilevare come i Rapporti di ricerca prodotti dal Laboratorio abbiano di fatto modificato il contesto, generando innovazione e producendo risposte sociali a supporto dei policy maker“.

Oltre che sul fronte delle politiche pubbliche, il Laboratorio si distingue per la capacità di parlare a una “ampia e diversificata platea” grazie alla creazione di “relazione diretta tra ricerca applicata e campo di azione di Terza Missione“. In tal senso è sottolineato il ruolo di ponte tra attori Pubblici, privati e di Terzo Settore che su diversi progetti “sono coinvolti in ottica collaborativa, inclusiva, partecipativa, promuovendo quindi anche forme di partecipazione attiva dei beneficiari diretti e indiretti”. Un’esperienza di questo genere, citata ampiamente anche nel volume – e protagonista dell’evento di presentazione – è quella di OsservaBiella, l’Osservatorio territoriale del Biellese, di cui è stato recentemente pubblicato il secondo Rapporto annuale curato da Secondo Welfare.

In conclusione, ANVUR indica come la “partecipazione ad un ampio ventaglio di eventi, la diffusione dei risultati, l’accompagnamento a soggetti terzi, la capacità di raccolta di sostegni finanziari” nonché “le pubblicazioni scientifiche di riferimento” contraddistinguano Secondo Welfare come soggetto in grado di sviluppare forti sinergie tra evidenze scientifiche, politiche pubbliche e atti di indirizzo di committenti e, in generale, stakeholders che hanno utilizzato gli esiti di ricerca perle proprie azioni deliberative.

 

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Note

  1. Campi di azione Terza Missione Linee guida per la valutazione del gruppo diesperti della valutazione (GEV) VQR 2015-19
    a) Valorizzazione della proprietà intellettuale o industriale (brevetti, privative vegetali e ogni altro prodotto di cui all’articolo 2, comma 1, del DecretoLegislativo n. 30/2005)
    b) Imprenditorialità accademica (es. Spin-off,start up)
    c) Strutture di intermediazione e trasferimento tecnologico (es. uffici di trasferimento tecnologico, incubatori, parchi scientifici e tecnologici, consorzi eassociazioni per la Terza Missione)
    d) Produzione e gestione di beni artistici e culturali (es. poli museali, scavi archeologici, attività musicali, immobili e archivistorici, biblioteche eemeroteche storiche, teatri e impianti sportivi)
     e) Sperimentazione clinica e iniziative di tutela della salute (es. trial clinici, studi su dispositivi medici, studi non interventistici, biobanche, empowerment dei pazienti, cliniche veterinarie, giornate informative e di prevenzione,campagne di screening e di sensibilizzazione)
    f) Formazione permanente e didattica aperta (es. corsi di formazione continua, Educazione Continua in Medicina, MOOC)
    g)   Attività di Public Engagement, riconducibili a:

    Organizzazione di attività culturali di pubblica utilità (es. concerti, spettacoli teatrali, rassegne cinematografiche, eventi sportivi, mostre, esposizioni e altri eventi aperti alla comunità);
    Divulgazione scientifica (es. pubblicazioni dedicate al pubblico non accademico, produzione di programmi radiofonici e televisivi, pubblicazione e gestione di siti web e altri canali social di comunicazione e divulgazione scientifica, escluso il sito istituzionale dell’ateneo);
    Iniziative di coinvolgimento dei cittadini nella ricerca (es. dibattiti, festival ecaffè scientifici, consultazioni on-line; citizen Science; contamination lab);
    Attività di coinvolgimento e interazione con il mondo della scuola (es.simulazioni ed esperimenti hands-on e altre attività laboratoriali)

    h) Produzione di beni pubblici di natura sociale, educativa e politiche per l’inclusione (es. formulazione di programmi di pubblico interesse, partecipazione a progetti di sviluppo urbano o valorizzazione del territorio e a iniziative di democrazia partecipativa, consensus conferences, citizen panel)
    i) Strumenti innovativi a sostegno dell’Open Science
    j) Attività collegate all’Agenda ONU 2030 e agli Obiettivi di SviluppoSostenibile (SDGs).

  2. Gli altri due, in preparazione, raccoglieranno i casi di trasferimento tecnologico, quelli relativi al patrimonio storico-culturale, all’innovazione culturale e sociale, ma anche alla formazione permanente.