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È stato l’ultimo ad essere approvato, ma non per questo è il meno importante. Anzi.

Stiamo parlando del Programma Nazionale di Assistenza Tecnica Capacità per la Coesione 2021-2027, detto anche più sinteticamente CapCoe. L’Italia ne ha ottenuto l’approvazione da parte della Commissione Ue solo a metà gennaio quando avevano già avuto l’ok di Bruxelles tutti gli altri programmi con cui l’Italia si impegna a spendere i fondi della Politica di coesione dell’Unione Europea.

In tutto, per il periodo 2021-2027, si tratta di 29 programmi, tra nazionali e regionali, per gestire 75,3 miliardi di euro, tra risorse europee e cofinanziamento nazionale. Una gestione che per la pubblica amministrazione italiana non è facile. CapCoe nasce proprio per supportarla e, quindi, anche per migliorare la prestazione di tutti gli altri programmi.

Rafforzare le amministrazioni locali

L’Agenzia per la coesione territoriale è l’ente statale che gestisce il CapCoe e, sul suo sito, spiega che l’obiettivo del programma è “migliorare l’efficacia attuativa della politica di coesione” “attraverso il rafforzamento delle amministrazioni locali su temi quali il capitale umano, l’organizzazione e i processi, la rigenerazione amministrativa, il supporto ai processi partenariali e il knowledge sharing”.

Per riuscirci, il CapCoe ha una dotazione finanziaria che a Bruxelles definiscono “molto significativa”: 1,27 miliardi di euro, con una quota di fondi UE del 49% e un cofinanziamento nazionale molto elevato, pari al 51% dell’intera somma.

Fondi che in maggioranza andranno a sostenere le regioni del Sud – Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia – e che, spiega ancora l’Agenzia per la coesione territoriale, serviranno a finanziare azioni diverse:

  • servizi territoriali di supporto agli enti locali;
  • assunzioni;
  • formazione;
  • rafforzamento della capacità amministrativa degli enti territoriali;
  • supporto alla governance e all’attuazione della politica di coesione 2021-2027;
  • sviluppo di processi di gestione efficienti;
  • sostegno delle pratiche partenariali partecipative;
  • sostegno ai Piani di Rigenerazione Amministrativa – PRigA (piani di rafforzamento delle amministrazioni pubbliche titolari dei fondi della politica di coesione, previsti dall’accordo di partenariato con la Commissione UE).

Una particolare importanza l’avranno le assunzioni, che potrebbero arrivare fino a un massimo di 2.200 in sette regioni del sud Italia.

Il Sole 24 Ore ha scritto che solo “perno su cui inevitabilmente ruota il rafforzamento dell’amministrazione pubblica, dopo anni di turnover bloccato”. “Perciò – si legge in un pezzo dell’esperto di fondi Ue Giuseppe Chiellino – il programma stabilisce per i nuovi assunti non solo un inquadramento adeguato nelle fasce retributive della PA, ma soprattutto la stabilizzazione alla fine del programma, dunque con risorse nazionali. Si spera che queste due condizioni siano sufficienti a evitare il ripetersi del flop dei concorsi banditi durante il governo Draghi”.

Il logo del piano nazionale Capacità per la Coesione 2021 2027
Il logo del piano nazionale Capacità per la Coesione 2021 2027

“Entro fine giugno dovranno essere elaborati piani d’azione per le sette regioni del mezzogiorno  per specificare in dettaglio di che cosa hanno bisogno – quanto personale, quali profili e qualificazioni, personale interno e/o assistenza esterna, in quali organismi… Fatte le opportune modifiche al testo, potranno partire le assunzioni”, spiega sempre Il Sole 24 Ore. Le azioni del programma CapCoe, infatti, riguardano tutto il territorio nazionale ma le assuzioni del nuovo personale sono specificatamente destinate alle regioni del Sud, salvo per certi casi che riguardano in misura molto limitata alcune strutture nazionali di cooordinamento.

Ce lo chiede l’Europa

L’origine di questo programma si ritrova nelle raccomandazioni fatte annualmente all’Italia dalla Commissione Ue nel Country Report, che hanno ribadito a più riprese l’importanza di rinforzare ed ammodernare il funzionamento della macchina amministrativa.

“È indubbio che l’amministrazione pubblica italiana ha bisogno di essere rinforzata per poter cogliere appieno le opportunità di sviluppo offerte dalla messa a disposizione dei fondi europei”, commenta un funzionario UE interpellato da Secondo Welfare.

In Italia, la situazione è talmente complessa che, in alcuni territori, si sono attivati anche attori del secondo welfare, come le Fondazioni di origine bancaria, per sostenere gli enti locali e, in particolare, i Comuni, a maggior ragione con l’avvio del PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Come abbiamo spesso avuto modo di raccontarvi con la serie Memento PNRR, quello delle competenze rappresenta oggi uno dei maggiori problemi di implementazione del Piano.

Non è la prima volta che la politica di coesione prevede programmi per sostenere la pubblica amministrazione, in altri Stati UE e anche nel nostro Paese. Il CapCoe, però, è considerato una novità sia per l’entità dei fondi sia per i modi con cui vengono erogati.

“In effetti, mentre un sostegno per l’assistenza tecnica è sempre previsto in ogni programma, per un massimo di 3,5 % dei fondi del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), il CapCoe fornisce risorse aggiuntive e mirate, sulla base di un’analisi dei bisogni”, prosegue il funzionario.

Risultati, risultati, risultati

Il programma italiano, inoltre, avrà un finanziamento non collegato ai costi sostenuti ma al raggiungimento di specifici obiettivi intermedi e di un risultato complessivo e finale di miglioramento nella gestione dei fondi UE della politica di coesione.

Nei fatti, si tratta di un finanziamento legato a risultati, molto simile alla logica “performance based con cui vengono erogati i fondi del PNRR.

“L’obiettivo è semplificare la gestione, diminuendo il peso amministrativo e concentrandosi sul risultato voluto. Dall’inizio ci si mette d’accordo sui risultati che si devono raggiungere, e i fondi sono pagati solo se i risultati prefissati vengono effettivamente raggiunti”, spiega un altro funzionario. “Il CapCoe – aggiunge – è il primo programma europeo che utilizza questa metodologia di finanziamento su larga scala”.

Tra i risultati da raggiungere entro il 2027, tenendo come punto di partenza i dati del 2020, due sono particolarmente rilevanti: aumentare il numero dei progetti realizzati su quelli complessivamente finanziati e aumentare la spesa totale dei fondi strutturali di venti punti rispetto al 40%.

Se il CapCoe riuscirà a centrarli entrambi, sarà valsa la pena aspettare un po’ di più per la sua approvazione.

 

 

Foto di copertina: Roma, 19 luglio 2022. Elisa Ferreira, Commissario europeo responsabile per la Coesione e le Riforme e l'allora Ministra per il Mezzogiorno e la Coesione territoriale Mara Cafargna annunciano l'adozione dell'Accordo di partenariato con l'Italia per il periodo 2021-2027, che prevede anche l'attivazione del CapCoe - Foto: Unione Europea