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I giovani sono attori fondamentali da attivare e coinvolgere nei processi di sviluppo sostenibile e inclusivo del Paese. Negli ultimi anni sono prolificate le iniziative che fanno emergere una nuova generazione protagonista del cambiamento, capace di immaginare e coltivare idee e azioni contributive per il benessere delle comunità di cui fanno parte. Tuttavia, il contesto in cui ci muoviamo non è dei più rosei.

Come riportato dal Rapporto 2022 di Caritas Italianarispetto agli ultimi decenni del secolo scorso, i giovani europei, con particolare riguardo agli italiani, si trovano ad affrontare numerose difficoltà che si frappongono all’obiettivo di rendersi economicamente autonomi, raggiungere la piena maturità sociale e condizioni di vita soddisfacenti. Nel nostro Paese, nello specifico, pesano sulla condizione giovanile una serie di oneri di tipo demografico o derivanti da scelte a cui non hanno partecipato, in termini di debito pubblico, configurazione del mercato del lavoro, del sistema dell’istruzione, di stato dell’ambiente, ecc.”.

“Questi fattori” continua il Rapporto “hanno contribuito a un impoverimento della nuova generazione rispetto a quella dei genitori e nelle classifiche internazionali l’Italia figura agli ultimi posti per un ampio divario intergenerazionale e per la scarsa mobilità sociale […]. In tutti i 27 indicatori considerati nell’Indice globale dello sviluppo giovanile (Global Youth Development Index), l’Italia si attesta su un punteggio pari a 0.816 collocandosi nella classifica mondiale al 23° posto (al 16° posto tra i Paesi dell’Europa a 28), con una performance particolarmente critica nei domini dell’istruzione (36° posto) e dell’occupazione (46° posto), fino ad arrivare ad una partecipazione politica e civica minima (125° posto).”.

Con “Bella storia. La tua” il nostro intento, come Fondazione Unipolis, è sperimentare nuove forme di sostegno ai giovani perché possano diventare cittadini consapevoli nel corso del loro cammino verso l’età adulta. Come spiegava Marisa Parmigiani a Secondo Welfare all’avvio del progetto, vuole farlo attraverso un percorso che lavori sulla crescita personale e culturale dell’individuo inserito nella propria comunità. Le forme individuate per sostenerli sono quattro:

  • un contributo economico da destinare a spese connesse agli obiettivi del progetto,
  • una palestra di competenze per crescere insieme agli altri attraverso camp e formazioni online,
  • un mentor che li segua lungo tutto il tragitto
  • il community engagement per valorizzare la relazione tra partecipanti e territorio.

Un percorso che alimenti la speranza: parte “Bella storia. La tua”

Di seguito vi raccontiamo alcune delle cose che abbiamo imparato nei primi camp di “Bella Storia”, dapprima inquadrando i termini del tema su cui ci stiamo concentrando e, successivamente, approfondendo i primi passi del percorso svolto. Per poi iniziare a indicare quelli che seguiranno nel prossimo futuro.

Quel legame tra divari territoriali, competenze socio-emotive e cognitive

Le perdite di apprendimento e di socialità sofferte dagli studenti a causa della pandemia e di mesi di didattica a distanza, con l’esasperazione di divari e disuguaglianze (sociali, territoriali, di genere) già preesistenti sono messe in evidenza da molteplici documenti.

Ancora il Rapporto Caritas riporta come uno studio sui giovani europei in situazione di difficoltà, condotto in collaborazione con Caritas Europa e Don Bosco International, dimostra in modo evidente l’impatto negativo esercitato dal Covid nell’orientare le scelte del proprio futuro scolastico e lavorativo. Colpisce inoltre, a tale riguardo, l’incapacità delle generazioni adulte e di coloro che hanno responsabilità educative di farsi carico di tali situazioni di incertezza: come ci è stato narrato dagli adolescenti intervistati in cinque Paesi europei, quasi l’ottanta per cento di essi non è stato aiutato da nessuno a scuola per orientare il proprio futuro, determinando in questo modo una sorta di abbandono all’incertezza e all’autoreferenzialità”.

Similmente il Rapporto ASviS 2021 in relazione al Goal 4 “Istruzione di qualità” sottolinea come rispetto al raggiungimento dell’Obiettivo da parte dell’Italia, nonostante la diminuzione costante dei livelli di dispersione, risulti preoccupante il grave incremento della percentuale di studenti che, pur conseguendo un titolo, non possiedono competenze adeguate. Il Rapporto richiama tra le priorità la necessità, nel prossimo futuro, di perseguire il recupero delle competenze cognitive e socio-emotive dell’attuale generazione di studenti, soprattutto quelli più fragili, fortemente penalizzati dalla pandemia.

Studenti e pandemia: cosa ci dicono i dati Istat

Tale necessità è ripresa anche nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (che Secondo Welfare sta seguendo con la serie Memento PNRR, ndr) che in merito alla Missione 4 (istruzione e ricerca) sottolinea come siacarente la preparazione degli studenti del ciclo secondario nelle abilità di comunicare e dibattere, di comprensione della logica che sottostà alle tecnologie informatiche, nella capacità di risolvere i problemi, carenze cui si può far introducendo materie che non sono parte del curriculum tradizionale”.

Nel contesto post pandemico, che eredita le conseguenze delle privazioni subite dai giovani in termini di opportunità di coesione e conoscenza, appare ancora più importante Bella Storia: verso il protagonismo giovanile per la riduzione delle diseguaglianze.

Equità, Empowerment ed Educazione sono le tre aree di intervento individuate dal 5° Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva approvato nel 2021 dall’Osservatorio nazionale per l’infanzia e l’adolescenza, condivisi dai partecipanti alla consultazione online a cui hanno partecipato ragazzi e ragazze fra i 12 e 17 anni di età grazie al supporto tecnico-scientifico dell’Istituto degli Innocenti. Dai 2.000 questionari raccolti e dai 9 focus group organizzati con gruppi vulnerabili, è emerso che i ragazzi e le ragazze ne condividono priorità e temi individuati, pur conservando preoccupazioni sul futuro e la consapevolezza delle difficoltà familiari.

Come afferma l’insegnante Franco Lorenzoni su Internazionale parlando di patti educativi territoriali, la sperimentazione è un passaggio necessario per chi “prova seriamente ad affrontare le inadeguatezze del nostro sistema d’istruzione, molto diversificato al suo interno, deve fare i conti con il fatto che la scuola, in troppi luoghi, non riesce da sola ad assicurare ‘pari dignità’, ‘rimozione di ostacoli’ e tantomeno il ‘pieno sviluppo della persona umana’: le tre condizioni di uguaglianza, indicate nell’articolo 3 della nostra costituzione”.

Patti Educativi Territoriali: uno strumento da rafforzare per contrastare le disuguaglianze

Sempre Lorenzoni ricorda che in tal senso “il problema è che se nasci in una famiglia deprivata socialmente o culturalmente, se non riesci ad aprirti un varco per individuare il cammino per una crescita autonoma, è assai difficile uscire da una nicchia antropologica spesso asfissiante, che chiude gli orizzonti”. Proprio per questo “permettere a tutte e tutti di raggiungere un ‘pieno sviluppo della persona’ è ancora un’utopia, ma nel cercare di assicurare il massimo sviluppo possibile a ciascun cittadino sta il senso e la sostanza della democrazia, nata per affrancarci dal tempo in cui se nascevi re facevi il re e se nascevi schiavo restavi schiavo tutta la vita”.

I primi passi di Bella Storia: alla ricerca dell’eroe

Alla luce delle considerazioni sopra riportate, attraverso “Bella Storia. La tua”. abbiamo deciso di lavorare su un target ben preciso: ragazze e ragazzi che si impegnano nello studio, dimostrando motivazione e perseveranza, provenienti da un contesto che i dati ci dicono essere fragile, sia dal punto di vista della povertà economica, sia da quello della povertà educativa.

Delle 113 candidature pervenute, sono stati selezionati 50 giovani che a novembre 2022 hanno avviato il proprio viaggio per divenire nei prossimi tre anni “più consapevoli, più proattivi, più abili“. Kick-off del percorso è stato il camp autunnale della Palestra di competenze, quest’anno realizzata interamente in collaborazione con Sineglossa, un’organizzazione culturale che disegna modelli di sviluppo sostenibile applicando i processi dell’arte contemporanea in risposta alle sfide globali, a cui abbiamo chiesto di portare il proprio know-how su processi e tecniche artistiche per l’educazione alle life skills nelle e negli adolescenti. Attraverso il metodo Be You Herosviluppato da Sineglossa, le e gli studenti sono coinvolti in un percorso di allenamento che unisce l‘esperienza pratica alla riflessione condivisa sulle life skills, per aiutarli a prendere coscienza delle proprie capacità personali e trasversali e imparare che gli ostacoli esistono per essere superati.

A Napoli e a Locri, rispettivamente nei due fine settimana 19-20 e 26-27 novembre 2022, abbiamo proposto ai 50 studenti un laboratorio di arte e competenze trasversali, in collaborazione con l’artista Giacomo Giovannetti, un viaggio interiore che si trasforma in un’opera d’arte, alla scoperta del proprio eroe/eroina.

Nella mitologia di varî popoli primitivi, essere semidivino al quale si attribuiscono gesta prodigiose e meriti eccezionali; presso gli antichi, gli eroi erano in genere o dèi decaduti alla condizione umana per il prevalere di altre divinità, o uomini ascesi a divinità in virtù di particolarissimi meriti.

Enciclopedia Treccani, definizione di Eroe

La metodologia Be Your Hero che è applicata nel primo anno della Palestra di competenze è stata sviluppata da Alessia Tripaldi, responsabile ricerca e formazione di Sineglossa, e parte dal presupposto che la scuola è un ambiente di crescita e di sviluppo dell’identità per tutta la comunità “educante” che la vive – docenti, studenti, personale parascolastico. E che lo sviluppo dell’identità è possibile se la scuola – o le realtà educative che la affiancano – costruiscono e offrono esperienze in cui allenare le proprie capacità emotive, relazionali e cognitive. Ovvero, quelle che dal 1993 l’OMS definisce Life Skills e che l’Unione Europea nel 2020 ha inserito nell’European Framework for Personal, Social and Learning to Learn Key Competence (LifeComp).

Non si può fare una lezione orizzontale, frontale, in cui si spiega cos’è l’empatia. È necessario vivere un’esperienza e, poi, ragionare su quell’esperienza, per rendersi conto di essere statз empaticз.

Alessia Tripaldi, sociologa e formatrice

Il laboratorio realizzato nell’ambito dei due camp ha previsto l’utilizzo di un visual book (ideato da Giovannetti e supervisionato da Sineglossa), in cui attraverso una serie di esercizi e giochi creativi in cui chi partecipa è stato guidato a conoscere la propria non-identità e, sulla base di questo processo di negazione, identificare invece quali sono i propri punti di forza: i superpoteri.

Il risultato, alla fine di un lavoro artistico diviso in 5 step, in cui si fa uso di diversi materiali – da colla e forbici al foglio di acetato, dalla carta copiativa a uno strumento fotografico (fotocamera o smartphone) – è la rappresentazione di sé stessi in forma di eroe o eroina, e la condivisione dell’output artistico con il resto del gruppo.

L’arte come strumento per scoprire se stessi

Abbiamo chiesto a Giacomo Giovannetti, che oltre ad essere artista è anche insegnante di scuola primaria, quali sono state le lezioni apprese durante i camp mentre era alle guida dei laboratori. Ci ha raccontato che i questionari di valutazione dell’attività riportano spunti interessanti che dimostrano come un singolo output artistico possa funzionare più di tante parole: “questa attività mi ha aiutato a guardarmi dentro”, “ho scoperto anche la mia parte creativa, che non conoscevo” o, ancora, “dietro a qualsiasi cosa che abbiamo fatto, anche quello che poteva sembrare un disegno fatto a caso, abbiamo trovato un vero significato”.

Le ragioni secondo Giovanetti sono diverse. “Da quando nasciamo fino alla nostra morte cerchiamo di diventare noi stessi. Sembra strano perché siamo già noi stessi, ma possiamo diventarlo maggiormente: questo non è un processo che avviene naturalmente ma paradossalmente abbiamo necessità di esempi, di modelli, di connetterci all’emotività di qualcun’altro che sta mettendosi in gioco lavorando nella stessa direzione”.

È in questo “spiraglio” che si innesta il contributo creativo di Giovanetti: “le tecniche artistiche su cui lavoro da molti anni legate al collage, all’autoritratto e ai processi pittorici che mimano i supporti digitali dei programmi di grafica ritornando all’analogico vogliono essere opportunità e pattern per chi le sperimenta per generare artefatti dal grande valore simbolico”. Questo perchél’arte visiva e le immagini in generale, ci permettono di superare con facilità l’ingorgo di parole e di aspettative nelle quali spesso la nostra identità resta intrappolata”.

Arte, comunità e welfare: ecco i contenuti del nuovo numero di Solidea

Nel corso dei laboratori, continua Giovanetti, “ho aiutato i ragazzi e le ragazze ad esprimersi in libertà, ho fornito loro strumenti per raggiungere obiettivi di valore pur non essendo degli addetti ai lavori, ma allo stesso tempo ho ricevuto grande fiducia e disponibilità, coinvolgimento emotivo e ho letto un profondo coraggio nei loro sguardi”. “È un momento topico quello dove il ragazzo decide di lasciarsi andare e sperimenta una tecnica artistica con lo scopo di conoscersi meglio: lo stesso entusiasmo e lo sforzo che investe in questa azione tornano indietro come stimolo evolutivo alla fine del percorso”. 

Secondo l’artista i giovani che sperimentano l’arte e l’affrontano con sincerità “vengono fortemente ricompensati con un’evoluzione del proprio sé, con una rinnovata capacità di affrontare i problemi e con una maggiore autostima. I ragazzi escono dal nostro lab di due giorni con un vero e proprio totem, un autoritratto che li rappresenta come eroi, non come supereroi standardizzati e idealizzati, ma come esseri vivi, persone capaci di incarnare e affrontare concretamente i propri desideri più profondi, rivelandosi e diventando un po’ di più ciò che già sono”.

Le prime lezioni apprese

Questi primi camp ci hanno restituito la necessità che questi giovani hanno di relazione di qualità con i propri pari. Abbiamo potuto osservare 50 ragazze e ragazzi, 15 in Campania e 35 in Calabria, accorciare le distanze, scoprirsi simili e disegnare un modo nuovo di stare assieme, soprattutto per chi, come la maggior parte di loro, non ha mai avuto l’opportunità di confrontarsi con altri al di fuori della cerchia scolastica e familiare. Libertà, spensieratezza, sicurezza sono le parole chiave delle testimonianze raccolte in quei giorni.

Una di loro ci ha detto: “ho creato molte nuove amicizie con ragazzi della mia età e mi sono sentita parte di un gruppo di persone simili a me”. Mentre un’altra ha voluto dirci che “non amo stare con tante persone, soprattutto della mia età, ma in questo caso mi sono abbastanza ricreduta”.

Dati sui primi camp di "Bella storia. La tua", progetto di Fondazione Unipolis dedicato a contrastare le diseguaglianze tra i giovani e incoraggiare la loro crescita personale

Come emerge anche dai questionari raccolti, lavorare su arte e creatività, ma anche offrire un’opportunità fuori dall’ordinario come dormire fuori casa si rivelano strumenti grimaldello in questo frangente. È stato possibile grazie alla creazione di spazi di aggregazione che, in realtà, sono anzitutto spazi liberi da giudizi in cui liberare il proprio potenziale e coltivare desideri, sono asset imprescindibili per favorire equità di opportunità e rendere gli adolescenti protagonisti del cambiamento. Fondazione Unipolis proverà a garantirli non solo attraverso i campofferti dalla Palestra di competenze, ma anche con il Community engagement grazie al quale continueremo il lavoro collettivo che li porterà a disegnare la mappa dell’innovazione culturale dei loro territori con gite, confronti, testimonianze e tanti momenti di condivisione.

La due giorni insieme ha confermato inoltre il medio periodo su cui insiste il progetto come necessario per poter preparare un terreno fertile alla comprensione del potenziale da liberare e all’acquisizione incrementale di competenze. Come in agricoltura è nota la necessità di preparare il terreno per accogliere i semi che diano il frutto, così per i giovani. Preparare il terreno alla semina è una delle operazioni più importanti nella realizzazione di un orto per poter ottenere risultati soddisfacenti al momento del raccolto. Occorre farsi domande preliminari quali: quali sono le sue condizioni di partenza? Che tipo di esposizione alla luce solare ha? Com’è il clima della zona? E così via. Si tratta di un’analisi in dettaglio della condizione particolare. Anche nel nostro caso l’ascolto e l’osservazione saranno elementi essenziali per comprendere come adattare il percorso alle esigenze di chi vi partecipa, non escludendo cambi di rotta necessari.

Cura e ascolto sono ingredienti essenziali per un accompagnamento efficace, che indichi loro la strada verso lo sviluppo di senso critico e autoconsapevolezza. Come ci raccontano le testimonianze raccolte, quella vissuta a novembre è stata una “esperienza unica e meravigliosa, una delle più belle mai avute in vita mia. Ho fatto amicizia con persone con cui non credevo di poter avere neanche il minimo rapporto, mi sento più sicura di me stessa”. C’è chi si aspettava qualcosa “di più pesante, più formale. Ma grazie al contatto diretto tra noi, i mentor e i formatori ho invece imparato cose di me che non sapevo prima di entrare. È stato come fare un’esplorazione all’interno del mio cervello”.

Per molti il tema dell’accompagnamento è ricorrente: è stato fondamentale sin dalla decisione di partecipare al bando di selezione, spesso stimolata da figure appartenenti alla comunità educante, docenti che hanno colto il valore del percorso, e certo lo sarà ancora di più in futuro, come ci raccontano nel video due dei protagonisti dei camp.

Proprio per rispondere a questa esigenza, solo intuita in fase di progettazione, è stato previsto un percorso di mentoring individuale, parallelo a tutto il progetto che ha visto l’avvio a dicembre 2022: le e i partecipanti sono stati coinvolti nei primi confronti con i propri mentor, per disegnare il proprio piano individuale e iniziare subito a immaginare il loro ruolo da adulti nella società. Un supporto che non si limiterà ad essere tecnico dal punto di vista della rendicontazione, ma che seguirà ciascuno di loro anche sul piano motivazionale, per stabilire una relazione con la comunità educante, la famiglia, le e i docenti, i dirigenti scolastici.

I prossimi passi

Ora ci attende l’avvio del Community engagement con le prime visite per consolidare le relazioni che stanno germogliando e scoprire come valorizzare il proprio territorio. Nel frattempo prosegue   l’attività della Palestra di competenze, con la formazione online alla scoperta degli archetipi di Jung1su cui i ragazzi saranno chiamati a lavorare nel secondo camp annuale, previsto in Campania a giugno 2023. Qui, grazie al format ideato da Sineglossa Be Your Hero Sport Skills, avranno l’occasione di approcciarsi agli archetipi in una modalità del tutto inedita per le loro storie grazie all’Art Du Déplacement (ADD) uno sport nato in Francia da Laurent Piemontesi, trainer di fama internazionale, consulente ed allenatore per il Cirque du Soleil, il cui motto è : «Persona forte, Corpo forte, Spirito Forte».

Yamakasi, il nome del collettivo dei creatori dell’ADD, è una parola di lingua lingala che può essere tradotta come “uomo/donna forte” o come “spirito forte”, in riferimento alla forza tanto fisica quanto mentale che viene impiegata nell’affrontare un ostacolo. L’obiettivo dell’ADD non è arrivare primi o fare meglio degli altri ma superare l’ostacolo, spingendo chi lo pratica a sfidare le proprie paure e l’ambiente circostante piuttosto che gli avversari. Questa disciplina facilita una relazione con l’altro di natura empatica e collaborativa: chi termina un percorso torna indietro ad aiutare chi è in difficoltà, seguendo il principio per cui “si finisce sempre tutti insieme”. Attraverso il training fisico si alleneranno così le life skills essenziali per l’educazione dei e delle giovani a una relazione sana e consapevole con sé e con gli altri, insegnando a metabolizzare i fallimenti. “Sugli errori e le disfatte impariamo, sulle vittorie costruiamo”, è uno dei motti di Laurent Piemontesi.

Nuove sfide quindi ci attendono, ma una cosa ci è sempre più chiara: nei programmi rivolti a giovani provenienti da territori fragili, non possiamo dimenticare di creare spazi liberi da giudizi in cui possano coltivare i loro sogni, oltre ai talenti. Solo così possiamo generare speranza e lavorare per il cambiamento.

 

Bella storia. La tua” è un progetto ideato e promosso da Fondazione Unipolis, con il patrocinio di Agenzia Nazionale per i Giovani, Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile e Forum Disuguaglianze Diversità e la collaborazione di altri soggetti portatori di conoscenze e competenze differenti, in ottica di messa a sistema di risorse tra attori che ne condividano le finalità. Partner istituzionale: Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali del Ministero della Cultura. Partner strategici: Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, Forum Disuguaglianze Diversità, Secondo Welfare. Partner operativi: Ashoka Italia, Dedalus Cooperativa Sociale, Itinerari Paralleli, Junior Achievement Italia, Kiwi, Sineglossa, Kyosei Cooperativa sociale. Scopri di più.

Note

  1. Ndr – Gli archetipi di Jung sono forme tipiche di comportamento derivanti dall’esperienza che il genere umano ha continuato a ripetere nel corso della storia: complessi di esperienze a carattere universale sedimentate nella psiche dell’uomo, che contengono temi universali che strutturano la psiche e che sono comuni a tutte le culture, anche se rappresentati in varie forme simboliche.Questo concetto, sviluppato dallo psichiatra Carl Gustav Jung, indica la  la tendenza umana a usare la stessa “forma di rappresentazione a priori” sulla base di “strutture basilari eternamente ereditate”.  Gli archetipi sono immagini e proiezioni universali che fanno parte dell’inconscio collettivo: è proprio sulla base di essi che, per Jung, ereditiamo determinati modelli istintivi di comportamento.
Foto di copertina: Fondazione Unipolis