11 ' di lettura
Salva pagina in PDF

Per essere efficace il welfare aziendale deve partire dall’analisi dei bisogni. Come vi abbiamo raccontato recentemente, sono numerose le ricerche che mettono il luce come la conoscenza delle effettive necessità – sociali e non – di lavoratori e lavoratrici sia cruciale per dar vita a un piano di welfare efficace.

La pratica di svolgere ricognizioni per capire i bisogni delle persone che lavorano in azienda non è però ancora così comune, e – quando viene svolta – spesso non è funzionale. A dirlo è il recente report “Workplace Benefits in a Changing World 2023” realizzato da Alight, società multinazionale di consulenza che si occupa di soluzioni nell’ambito delle risorse umane. Il rapporto1 rivela che, nonostante il 70% dei datori di lavoro italiani intervistati ritengano di conoscere quali sono i benefit desiderati dai propri dipendenti, solamente il 35% dei lavoratori è soddisfatto di tali benefit.

Anche per questa ragione la percezione del valore di queste misure “extra-retribuzione” è spesso bassa. Anche se per il 63% dei datori di lavoro il loro investimento dovrebbe rappresentare un vantaggio sostanziale, la percentuale di dipendenti che percepisce i benefit come un vero valore è molto bassa: circa il 33%.

Un nuovo strumento per valutare i bisogni

Con l’intento di favorire il processo di rilevazione e analisi dei bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici, la società benefit Walà, con il supporto scientifico di Percorsi di secondo welfare, ha realizzato WIN – What I Need, uno strumento digitale pensato per far emergere le reali necessità di chi lavora in una organizzazione.

Come vi abbiamo spiegato qui, WIN è un questionario “adattivo” che, in un tempo limitato, è in grado di individuare le necessità più impellenti della persona che lo compila. Attraverso domande mirate, che nel corso del questionario possono cambiare in base alle risposte precedentemente date – adattandosi appunto -, WIN è in grado di identificare le effettive difficoltà che una persona incontra nella propria vita quotidiana e che possono trovare risposta con il welfare aziendale o altri interventi dedicati al benessere.

Si tratta di uno strumento che per lavoratori e lavoratrici è molto semplice e immediato da utilizzare e che garantisce loro l’anonimato nel rispetto della normativa sulla privacy. Alle imprese restituisce invece un quadro chiaro, immediato e dettagliato delle rilevazioni fatte e, quindi, dei veri bisogni della popolazione aziendale.

Il management aziendale è messo così nella condizione di ripensare le politiche di welfare aziendale già attivate oppure iniziare a lavorare per costruirle da zero. È questo il caso di alcune imprese iscritte all’Unione Industriali di Torino (UIT) che hanno partecipato alla fase di sperimentazione dello strumento.

L’esperienza delle imprese iscritte all’Unione Industriali di Torino

Con l’obiettivo di testare WIN, Walà e Secondo Welfare hanno avviato una collaborazione con l’Unione Industriali di Torino. Sono state quindi coinvolte 4 aziende dell’area Nord di Torino: APTIV e APTIV Connection Systems Services (che fanno parte di APTIV Italia, azienda tecnologica globale orientata sul rendere la mobilità più sicura più green e più connected), AVIP Italia (impresa che si occupa di comunicazione e pubblicità), e VISHAY (realtà che si occupa della fabbricazione di semiconduttori).

Si tratta di organizzazioni con percorsi diversi per quanto riguarda lo sviluppo del welfare aziendale. Alcune hanno già iniziato a riflettere sul tema, attivando polizze assicurative per i dipendenti, facendo attività dedicate al benessere e alla salute o avviando interventi legati alla flessibilità oraria e al lavoro agile. Altre invece non possono ancora contare su misure formalizzate.

Con il supporto dell’Unione Industriali di Torino2, queste realtà hanno scelto di mutualizzare il tema del welfare aziendale cercando anzitutto di capire se e come possono agire “in rete”. In merito, il responsabile al servizio welfare dell’Unione Industriali Torino Simone Berthod ci ha detto che “col fine di dare una spinta a politiche di welfare aziendale nobile che permettano una ricaduta sul territorio abbiamo deciso di costruire un tavolo per far dialogare alcune imprese. Si tratta di un percorso iniziato nel 2019, quando abbiamo acquistato i diritti di una piattaforme per permettere alle aziende associate di gestire il welfare “premiale”. Ma, anche grazie al supporto di Secondo Welfare, abbiamo maturato la consapevolezza che quello fosse solo l’inizio e che il concetto di rete dovesse necessariamente estendersi anche ai servizi di welfare dai connotati più sociali”.

Per questo, grazie alle funzionalità di WIN, l’indagine sui bisogni è stata condotta in modo tale che i risultati potessero essere accessibili e analizzabili sia in modo aggregato sia per quanto riguarda la singola azienda. Le imprese hanno quindi fornito gli indirizzi e-mail dei loro collaboratori e si è partiti così con la somministrazione di WIN. Lavoratori e lavoratrici hanno potuto rispondere alle domande sia tramite smartphone sia attraverso altri device, come PC o tablet. In totale circa 200 persone hanno compilato il questionario adattivo.

I risultati di WIN

Grazie alla sua dashboard, WIN consente di conoscere in maniera dettagliata gli esiti della rilevazione, nel pieno rispetto dell’anonimato e della privacy. Ad esempio, il portale mette in evidenza come il campione sia composto in maggioranza da uomini (60%), appartenenti alla fascia 35-54 anni (58%) e con un contratto full-time (75%).

La cosa interessante è che, come detto, l’applicativo permette di monitorare le statistiche e consultare i grafici in riferimento a 6 aree di bisogno specifiche: carichi di cura familiari, vulnerabilità economico-finanziaria, salute e benessere psicologico, necessità legate alla formazione, mobilità e tempo libero. Permettendo di vagliare informazioni utili al successivo sviluppo del welfare. Di seguito qualche esempio.

Il grafico sintetico della dashboard di WIN.

Carichi di cura

Rispetto alla composizione familiare e ai relativi carichi di cura, WIN permette di sapere che il 51% dei rispondenti ha almeno un figlio. Nella maggioranza dei casi si tratta però di ragazzi con più di 15 anni, che – almeno sul piano della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro – comportano minori complessità organizzative. Ciò è evidenziato dal fatto che “solo” il 25% di chi ha figli ritiene che il carico di cura sia “intenso” o “molto intenso” (anche se la percentuale è molto più elevata tra le donne, sintomo probabile di una scarsa condivisione dei carichi). Questo a causa soprattutto del troppo lavoro e della mancanza di una rete parentale o amicale di sostegno.

Il 10% dei rispondenti afferma invece di avere carichi riguardanti un familiare anziano o non autosufficiente. Per la metà di questi (quindi il 5% del totale) il carico è “inteso” o “molto intenso”, in particolare a causa dell’elevato costo dei servizi di cura e di servizi sociali comunali di livello scadente o non adeguato.

“Hai carichi di cura che riguardano la tua famiglia? Indica quali sono” (Più risposte possibili)

Area economico-finanziaria

Per quanto riguarda poi la dimensione economica e finanziaria, il questionario restituisce che il 52% di lavoratori e lavoratrici può contare su un reddito familiare annuo che va da 25.000 euro a 45.000 euro annui; mentre il 17% dei rispondenti ha un reddito familiare inferiore a 25.000 euro annui (di questi solo l’1% sotto i 15.000). Il 15% è nella fascia 45.000-55.000, l’8% in quella 55.000-65.000 e la stessa percentuale supera i 65.000 euro annui.

Circa il 20% del totale sostiene di avere (o avere avuto nell’ultimo anno) difficoltà “pesanti” o “molto pesanti” in ambito economico-finanziario. Si tratta soprattutto di persone nella fascia d’età 35-54, che spesso hanno spese legate ad un mutuo o altre forme di prestiti con banche o istituti di credito. Grazie al questionario adattivo è stato possibile identificare che le difficoltà sono dovute in particolare a due aspetti: costo delle utenze e costo della vita (in rapporto allo stipendio).

Quanto giudichi pesanti le difficoltà economico-finanziarie che tu e la tua famiglia avete vissuto nell’ultimo anno?

Salute e benessere

L’analisi dell’area salute e benessere mostra che oltre la metà dei rispondenti afferma di sentirsi “in forma” o “abbastanza in forma”, sia dal punto di vista fisico sia da quello psicologico.

Circa il 22% degli intervistati ha però problemi di salute che richiedono visite o controlli durante l’anno; mentre il 32% dichiara di avere un familiare che ne ha bisogno. A causa della scarsa consapevolezza e del rischio stigma risulta poco richiesto il supporto psicologico, che è considerato utile solo dal 13% dei dipendenti: è interessante però notare che a chiederlo sono soprattutto persone giovani, nella fascia d’età 18-34.

Come valuti la tua attuale condizione di salute da un punto di vista fisico?

Mobilità

La mobilità è l’area di bisogno indicata come prevalente sulla base dei dati ottenuti. Quasi la totalità dei rispondenti (il 94%) lavora a più di 5 Km dal proprio domicilio e si sposta (nel 99% dei casi) con la propria auto. Le aziende sono infatti situate in una zona industriale a Nord di Torino, distante dai centri urbani e con pochi servizi di trasporto pubblico a disposizione.

La maggior parte delle persone impiega tra i 30 e i 60 minuti per arrivare alla sede aziendale (47%). Difatti il 42% giudica il carico relativo agli spostamenti “intenso” o “molto intenso”. Il dato risulta più alto soprattutto tra le donne, in particolare tra chi ha figli o altri carichi di cura.

Secondo la tua percezione, il tempo che ti è sottratto dagli spostamenti (sia tra la tua abitazione e il luogo di lavoro, sia per le attività extra-lavorative) è…

Formazione

Anche la formazione è uno degli ambiti di maggiore interesse per lavoratori e lavoratrici. il 90% giudica “molto” o “abbastanza importante” poter seguire corsi extra-lavorativi; mentre l’89% vorrebbe migliorare le proprie competenze sul lavoro, in modo particolare attraverso la formazione professionale, la possibilità di migliorare una lingua straniera, le soft skills e le competenze digitali.

Attualmente i lavoratori ritengono difficile investire in quest’area, tanto che sono solo 3 le persone iscritte ad un corso universitario. Si tratta quindi di un’area in cui si potrebbe investire in maniera rilevante.

Quanto ritieni importante poter seguire corsi formativi legati al tuo lavoro?

Tempo libero

Infine, praticamente tutti i rispondenti vorrebbero poter avere maggiori opportunità (e risorse) per arricchire il proprio tempo libero. Sarebbe “molto” e “abbastanza” importante per il 99% delle persone. Anche perché solo il 20% sostiene di avere più di 3 ore al giorno da spendere in attività di svago.

Tra le possibilità che risultano più gradite, ci sono i viaggi, la possibilità di spendere del tempo in famiglia o tra amici e le attività sportive.

Quanto sarebbe importante avere più opportunità (e risorse) per poter praticare sport e svolgere altre attività ricreative?

Gli esiti della rilevazione e le nuove strategie delle imprese

Il percorso di rilevazione fatto con WIN ha permesso quindi di far emergere i bisogni dei lavoratori e delle lavoratrici e ha restituito alle imprese una serie di evidenze che, in questa sede, sono state riassunte. Di conseguenza, anche grazie al supporto di Secondo Welfare, Walà e UIT, le quattro aziende hanno iniziato a riflettere su alcune possibili soluzioni per rispondere a tali necessità.

Il primo aspetto analizzato è stato quello della mobilità, che – come visto – è emerso come il bisogno più evidente per la maggioranza dei collaboratori. Una prima ipotesi che si è formulata a riguardo è la possibilità di coinvolgere il sistema di trasporto pubblico locale – e quindi le Pubbliche Amministrazioni del territorio – per lavorare insieme ad una soluzione comune. Un obiettivo potrebbe essere, ad esempio, quello di individuare e creare nuove tratte per gli autobus del contesto torinese. Su questo si aspettano anche le possibili novità che saranno introdotte con la riforma fiscale3.

Si è poi iniziato a discutere rispetto alle possibilità relative alla formazione. Un’ipotesi è quella di favorire la frequenza di corsi extra-lavorativi (ad esempio corsi di lingua, per le soft skills, per l’educazione finanziaria, ecc), attivando delle convenzioni con società che si occupano di questo oppure consentendo al singolo lavoratore di fare proposte in tal senso. Lo stesso genere di soluzioni potrebbero essere ideate per il tempo libero, giudicata come una delle aree in cui il bisogno è più forte.

Infine, la cura di figli e familiari è un altro ambito su cui intervenire, anche allo scopo di fornire delle risposte concrete alle lavoratrici donne, le quali mostrano carichi molto più rilevanti su questo fronte. In questa direzione, le aziende hanno riflettuto su un bonus ad hoc per i neo-genitori; inoltre, data la forte presenza di figli con più di 15 anni, si potrebbe pensare a un sistema di rimborso per le spese riguardante le attività dopo-scuola (come le attività sportive) oppure per le rette universitarie.

Secondo Simone Berthod “WIN è stato lo strumento ideale per iniziare a lavorare sul nostro obiettivo, cioè quello di promuovere un welfare aziendale in grado di generare impatto sociale. Per noi è un punto di partenza essenziale e il buon esito di questa sperimentazione ci sta portando a disegnare delle soluzioni di welfare realmente rispondenti alle richieste delle persone e, di consulenza, delle imprese”.

Il valore e l’utilità dell’emersione dei bisogni attraverso WIN

Alla luce della sperimentazione descritta, WIN si è confermato uno strumento prezioso per avere contezza dei reali bisogni delle persone e che può aiutare le aziende a mettere in campo un piano concreto, funzionale e efficace perché basato sui dati. Un piano di welfare aziendale con queste caratteristiche permette infatti alle imprese di migliorare il clima grazie a un contesto in cui i lavoratori si sentono maggiormente supportati, apprezzati e valorizzati da interventi che vanno incontro alle loro effettive esigenze personali.

Sembra un fatto scontato, ma come raccontavamo qui, non sempre i dati raccolti (se vengono raccolti) sono in grado di identificare i veri bisogni di chi lavora. E, proprio per questo, anche se una organizzazione investe molte risorse in welfare aziendale non è detto che abbia un ritorno positivo. I lavoratori possono infatti disporre di piani generosi e ampi, ma se questi non rispondono a nessuna delle loro vere esigenze rischiano di essere solo uno spreco di risorse.

L’alberatura delle domande di WIN, in quanto adattiva, permette proprio di andare a fondo dei bisogni che una persona esprime, individuando quelle aree in cui i carichi sono maggiori e in cui la necessità di sostegno sono più evidenti. Al tempo stesso permette di capire anche se e come questi bisogni cambiano in base all’età e al genere.

WIN consente così alle imprese di realizzare un investimento basato su riscontri fattuali e scientifici, riducendo il rischio di spendere male le risorse a disposizione. Come dicevamo, infatti, un piano di welfare mal costruito porta ad uno scarso utilizzo dei benefit e delle prestazioni e quindi a un mancato engagement di lavoratori e lavoratrici. Ciò accade, ad esempio, quando si sceglie semplicemente di acquistare una piattaforma di qualche provider di welfare aziendale, senza sviluppare un ragionamento “a monte” allo scopo di valutare le esigenze della popolazione aziendale e le possibili offerte presenti nel portale.

Per raggiungere un risultato in grado di soddisfare sia l’organizzazione che le sue persone, bisogna prestare attenzione al percorso di ascolto. Solo partendo dalla comprensione delle esigenze di chi lavora nell’organizzazione si possono costruire delle soluzioni di welfare win-win, cioè capaci di generare un ritorno per tutti gli attori coinvolti. L’obiettivo di WIN è proprio semplificare questo processo grazie ad uno strumento digitale preciso, adattivo e validato scientificamente, che al contempo si contraddistingue per tempi di diffusione e compilazione particolarmente rapidi.

 

Scopri WIN

 

Note

  1. Per la realizzazione della ricerca sono stati condotti due sondaggi per cogliere le percezioni dei dipendenti e dei datori di lavoro. Il primo sondaggio ha coinvolto 1.400 dipendenti e il secondo ha interpellato 420 datori di lavoro in 6 Paesi: Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna. I dati qui descritti fanno riferimento solo al caso italiano e riguardano le risposte di 100 dipendenti e 30 datori di lavoro con imprese che hanno sede in Italia.
  2. In particolare con i servizi welfare e con l’Assistenza Sociale di Impresa dell’UIT.
  3. Il Governo pare essere in procinto di introdurre nuove misure di welfare in materia di mobilità. Attualmente la normativa prevede infatti possibilità limitate, come il rimborso degli abbonamenti per il trasporto pubblico e le navette aziendali. Anche allo scopo di diffondere logiche di sostenibilità, sembra che l’Esecutivo introdurrà anche i sistemi di mobilità in sharing.